L'Unita' Martedi' 20 febbraio 1996 _________________________________________________________________ L'amica un po' cotta di nonna Letizia GINO Il Pippo impagliato e i vestiti da sera, la grande orchestra, i fiori un po' tristi (le buone cose di pessimo gusto), la televisione in diretta, due sventole come vallette, un grande sfoggiare di tette, di gambe che san di ceretta. "Signore e signori ho l'onore..." e mentre il teatro s'affolla l'ascella del presentatore s'imperla un po' di sudore, l'applauso si leva discreto, la sciura in pelliccia si siede, il marito indugia su un piede perche' sta mollando un gran peto. Tra i musici in smoking da gala c'e' uno che prende una fiala perche' e' allergicissimo ai fiori, il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto, l'orchestra che intona la sigla, le sedie parate a damasco chermisi... rinasco, rinasco nel mille novecento cinquanta! Quarantasei volte Sanremo, eppure non siamo mai sazi di urla, di acuti, di strazi e gorgheggi in odore di stecca. "Signore e signori ho l'onore..." e questo saluto cortese s'infila in milioni di case circondando persone indifese "...di presentare dal teatro Ariston la prima serata del quarantaseiesimo festival della canzone italiana" e sull'ottomana in tinello ha come un frufru di delizia Carlotta, la vicina di casa un po' cotta che e' amica di nonna Letizia. Entrambe hanno uno scialle ad arancie, a uccelli, a ghirlande: e sopra una mosca che annega nell'onde della messinpiega. "Silenzio, bambini, - le amiche - bambini fate pian piano c'e' Baudo che prova la' al piano un fascio di musiche antiche" O musica, lieve sussurro. "Ehi guarda, ma quello dove l'ho visto? Son certa, o Madonna, Signur, Gesu': Zampillo, Zozzone, Zuzzurro, comincia per zeta mannaggia... ci sono si chiama Zarrillo!" "Ma bene... ma bene... ma bene..." va dicendo gesuitico e tardo lo zio di molto riguardo "Ma bene... ma bene... ma bene... Ma chi son quelle due signorine che recitano filastrocche. Non discuto son brave, bravine. Sono anche due belle gnocche..." Intanto dal palco fronzuto cascate di note in subbuglio grondanti melassa di liuto, grondanti Toto Cutugno: innamorati dispersi, gementi il core e morfeo languori di Minghi Amedeo in dolci bruttissimi versi: "Amarsi e' come arrampicarsi su uno schermo di illusione e poi credere quell'edera realta'..." zun papa' zum papa' zum papa'. Pippo Baudo! Nome non fine, ma dolce! Che come l'essenze resusciti le diligenze, la televisione a pedali, l'omino coi baffi, gli slogan un poco banali che sembrano degli epitaffi, la buona stella Negroni, Ercolino, uno show di Bramieri, canzoni di buona creanza, il Mago Zurli' e Joe Sentieri, Silvio Noto, Sampo', Billi e Riva, ed il ranch del vecchio Bonanza. Ha cinquant'anni la televisione! E, occorre dire, si vedono tutti: Pippo Baudo e' l'effetto e la causa di questa tv in menopausa. Quarantasei volte Sanremo nel mese di San Valentino, "Signore e signori ho l'onore..." "Zitti bambini, mangiate il budino, c'e' Albano senza Romina! Che voce divina!" "Pippo Baudo mi sembra invecchiato, e' impalato come preda di un crampo" "Ma no, gli avranno sbagliato lo shampoo". E intanto in platea Leone di Lernia si agita e sbraccia disposto a vender la madre purche' gli riprendan la faccia, disposto ad appendersi ai rami del lampadario vetusto che immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto. Nella sala gremita di tante persone: di suocere, figlie, mogli, mariti c'e' un odore impreciso di fiori (o cantanti) appassiti. "Ma bene... Ma bene... Ma bene" sembra dir con lo sguardo lo zio di molto riguardo. "Ma bene... Ma bene... Ma bene... Ma chi son quelle due signorine che recitano filastrocche..." "L'hai gia' detto: sono due belle gnocche! Non e' che per sette serate ce la meni col ritornello?" "Ma che bello... che bello... che bello... Per quanto..." "Per quanto cosa?" "Tra la prima e la seconda Non so se preferire il seno della bruna o il sedere della bionda..." "Ed ora signore e signori un ospite di grande eccezione..." e il silenzio avvinghia la sala. "Gradisci un po' di Marsala?" fa la nonna Letizia a Carlotta che borbotta un "si'" d'emozione. "Cosa ha detto? Rigoletto?" "Si', la Traviata! Ma e' domanda da fare?" "Silenzio, bambini, silenzio! Ma insomma un po' di rispetto..." "Si' il petto, ma anche il sedere..." "Ma zio per piacere!" "E' qui Alanis Morissette!" "Chi?" "...per quanto un bel paio di tette..." E Baudo e' come in un cantico, lo sguardo distante e profondo e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico, ma attento che quelle manone sgraziate, piu' bianche che rosa, non vengan - stoltissima cosa _ riprese in Eurovisione. E noi siamo qui, per bene e gia' in fila, davanti all'icona un po' egizia di questa tivu' del Duemila, presieduta da nonna Letizia.